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Sta funzionando la didattica a distanza? A giudicare dalle proteste degli studenti pare proprio di no. Al di là del caos organizzativo e delle diverse disposizioni fissate delle Regioni, sembra che tutti, dai più piccoli ai più grandi, vogliano tornare tra i banchi di scuola per recuperare un po’ di normalità.
Per spiegare cosa c’è dietro questa generale insofferenza è utile recuperare l’indagine realizzata da IPSOS per Save the Children su un campione di ragazze e ragazzi dai 14 ai 18 anni. La chiusura delle scuole, si legge nel testo, non ha solo effetti sul livello complessivo delle conoscenze e delle competenze apprese, ma sta aumentando soprattutto le diseguaglianze sociali tra gli studenti tracciando percorsi separati per chi ha mezzi e chi non ne ha. Mezzi che sono cognitivi, tecnologici e socioeconomici.
Carenza di dispositivi e mancato accesso a Internet
Secondo la ricerca, la condizione di isolamento, insieme al cosiddetto learning loss, sta avendo effetti devastanti soprattutto tra i minori provenienti da contesti svantaggiati dal punto di vista economico e del capitale culturale. Contesti dove le famiglie e le comunità non riescono a compensare l’assenza della scuola e a farsi carico dei bisogni educativi.
Nonostante molte scuole abbiano adottato la didattica a distanza (la DAD appunto) per dare continuità all’apprendimento, molti bambini e adolescenti non hanno potuto proseguire il proprio percorso educativo. Secondo l’Istat, inoltre, degli oltre otto milioni e mezzo di studenti rimasti a casa durante la chiusura, uno su otto non aveva accesso a PC o tablet. Un quinto delle famiglie con figli non aveva accesso alla rete internet nelle aree metropolitane, percentuale che saliva a circa un terzo nei piccoli comuni.
A questo si aggiunge il fatto che oggi in Italia il 41,9% delle famiglie vive in abitazioni sovraffollate, cioè in condizioni che rendono obiettivamente difficile l’apprendimento a distanza, anche in presenza di dispositivi informatici. Circa la metà delle famiglie sprovviste di PC ha dichiarato di non poterlo acquistare per motivi economici (una percentuale simile, il 58%, si riscontra per il mancato accesso alla rete internet).
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Di qui l’allarme lanciato da Federconsumatori: «Non tutti i ragazzi – denuncia l’associazione dei consumatori – hanno avuto le medesime possibilità e tale evidenza si traduce ora non solo nel consistente aumento del fenomeno della dispersione scolastica, ma anche in un elevatissimo rischio di abbandono vero e proprio degli studi».