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05/04/2016
Senato: al via l’esame per la conversione in legge della riforma del Credito Cooperativo
E’ iniziata al Senato l’esame per la conversione in legge della riforma del Credito Cooperativo e delle altre misure contenute nel decreto legge n. 18 del 2016.
Si riportano, in sintesi, alcuni passaggi del relatore, Claudio Moscardelli intervenuto ieri in aula al Senato:
“La riforma delle BCC e le altre misure contenute nel decreto legge n. 18 del 2016 in esame al Senato per la conversione con modificazioni va nella direzione auspicata dal sistema delle Banche di Credito Cooperativo e della stessa Banca d’Italia (..)”. “Il provvedimento riprende nella sostanza il progetto di autoriforma proposto dalle stesse BCC: rafforzare il sistema per renderlo competitivo rispetto alla nuova realtà dell’Unione Bancaria Europea e mantenere i connotati di mutualità delle banche di credito cooperativo: l'operatività, la prevalenza, il rapporto con i soci, la destinazione degli utili e la disciplina fiscale. (..)”.
“Il controllo della capogruppo è in mano alle banche di credito cooperativo che detengono in misura maggioritaria il capitale. C'è la graduazione dei poteri della capogruppo in relazione alla meritevolezza delle singole banche di credito cooperativo, al fine di ribadire la connessione con le finalità mutualistiche dei poteri della capogruppo, i quali sono proporzionati alla rischiosità delle banche aderenti. Il requisito minimo del patrimonio della capogruppo, per dare unità e solidità al sistema, è stabilito in un miliardo di euro”. “Dobbiamo tener conto – ha continuato Moscardelli in Aula - che l'indicazione di un miliardo di euro cerca di dare risposta a due elementi. In primo luogo, si cerca di aggregare e dare unità al sistema, formando gruppi che siano più importanti e, quindi, in grado di reggere alle nuove necessità del mercato e al nuovo apparato normativo. Nello stesso tempo, a fronte di una platea di banche di credito cooperativo che hanno un patrimonio complessivo di 20 miliardi di euro, non si è voluto escludere che si possano realizzare più gruppi. C'è un protagonismo delle banche di credito cooperativo con l'attribuzione all'assemblea dei soci delle singole banche del potere di nominare i propri organi sociali. È consentita la costituzione in gruppi bancari cooperativi nelle Province autonome di Trento e Bolzano. Da questo punto di vista, pur dando attenzione al tema della territorialità, si è voluta preservare una unità generale di sistema”.
“È stato altresì introdotto, con chiarezza di limiti e previsione, il meccanismo della way out. Le banche di credito cooperativo che non vogliono aderire al gruppo dovranno trasformarsi in società per azioni o essere liquidate, lasciando le riserve indivisibili, che andranno devolute a fondi mutualistici. Anche in questo caso, la tassazione del 20 per cento sul patrimonio netto è un disincentivo a non mantenere frazionato il sistema.
Altra novità è la possibilità di creare sottogruppi territoriali facenti capo a una banca costituita in forma di società per azioni all'interno del gruppo bancario cooperativo. La soglia di un miliardo di euro di patrimonio, che ho prima ricordato, è quindi prevista per favorire un'aggregazione amplia, ma non esclusiva (..)”.
“Un altro elemento importante, sollecitato dal sistema delle banche di credito cooperativo rispetto alla previsione contenuta nel decreto legge in esame, attiene al fondo temporaneo a sostegno dell'attività di credito cooperativo, che, in attesa della costituzione di un nuovo gruppo, può intervenire come strumento mutualistico-assicurativo per consolidare il sistema delle banche di credito cooperativo (..).
“La riforma va nella direzione di preservare le caratteristiche fondamentali del nostro importante sistema legato al territorio, alle piccole e medie imprese, agli artigiani, alle famiglie e, allo stesso tempo, dà gli strumenti per rimanere competitivo sul mercato, per tutelare i cittadini, le imprese e i loro risparmi. Se noi rinunciassimo alla volontà di riforma e di innovazione del sistema, andremmo nel senso contrario”.
05-04-2016 NZ
Si riportano, in sintesi, alcuni passaggi del relatore, Claudio Moscardelli intervenuto ieri in aula al Senato:
“La riforma delle BCC e le altre misure contenute nel decreto legge n. 18 del 2016 in esame al Senato per la conversione con modificazioni va nella direzione auspicata dal sistema delle Banche di Credito Cooperativo e della stessa Banca d’Italia (..)”. “Il provvedimento riprende nella sostanza il progetto di autoriforma proposto dalle stesse BCC: rafforzare il sistema per renderlo competitivo rispetto alla nuova realtà dell’Unione Bancaria Europea e mantenere i connotati di mutualità delle banche di credito cooperativo: l'operatività, la prevalenza, il rapporto con i soci, la destinazione degli utili e la disciplina fiscale. (..)”.
“Il controllo della capogruppo è in mano alle banche di credito cooperativo che detengono in misura maggioritaria il capitale. C'è la graduazione dei poteri della capogruppo in relazione alla meritevolezza delle singole banche di credito cooperativo, al fine di ribadire la connessione con le finalità mutualistiche dei poteri della capogruppo, i quali sono proporzionati alla rischiosità delle banche aderenti. Il requisito minimo del patrimonio della capogruppo, per dare unità e solidità al sistema, è stabilito in un miliardo di euro”. “Dobbiamo tener conto – ha continuato Moscardelli in Aula - che l'indicazione di un miliardo di euro cerca di dare risposta a due elementi. In primo luogo, si cerca di aggregare e dare unità al sistema, formando gruppi che siano più importanti e, quindi, in grado di reggere alle nuove necessità del mercato e al nuovo apparato normativo. Nello stesso tempo, a fronte di una platea di banche di credito cooperativo che hanno un patrimonio complessivo di 20 miliardi di euro, non si è voluto escludere che si possano realizzare più gruppi. C'è un protagonismo delle banche di credito cooperativo con l'attribuzione all'assemblea dei soci delle singole banche del potere di nominare i propri organi sociali. È consentita la costituzione in gruppi bancari cooperativi nelle Province autonome di Trento e Bolzano. Da questo punto di vista, pur dando attenzione al tema della territorialità, si è voluta preservare una unità generale di sistema”.
“È stato altresì introdotto, con chiarezza di limiti e previsione, il meccanismo della way out. Le banche di credito cooperativo che non vogliono aderire al gruppo dovranno trasformarsi in società per azioni o essere liquidate, lasciando le riserve indivisibili, che andranno devolute a fondi mutualistici. Anche in questo caso, la tassazione del 20 per cento sul patrimonio netto è un disincentivo a non mantenere frazionato il sistema.
Altra novità è la possibilità di creare sottogruppi territoriali facenti capo a una banca costituita in forma di società per azioni all'interno del gruppo bancario cooperativo. La soglia di un miliardo di euro di patrimonio, che ho prima ricordato, è quindi prevista per favorire un'aggregazione amplia, ma non esclusiva (..)”.
“Un altro elemento importante, sollecitato dal sistema delle banche di credito cooperativo rispetto alla previsione contenuta nel decreto legge in esame, attiene al fondo temporaneo a sostegno dell'attività di credito cooperativo, che, in attesa della costituzione di un nuovo gruppo, può intervenire come strumento mutualistico-assicurativo per consolidare il sistema delle banche di credito cooperativo (..).
“La riforma va nella direzione di preservare le caratteristiche fondamentali del nostro importante sistema legato al territorio, alle piccole e medie imprese, agli artigiani, alle famiglie e, allo stesso tempo, dà gli strumenti per rimanere competitivo sul mercato, per tutelare i cittadini, le imprese e i loro risparmi. Se noi rinunciassimo alla volontà di riforma e di innovazione del sistema, andremmo nel senso contrario”.
05-04-2016 NZ