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11/11/2016
Perché le Federazioni Locali sono più importanti che mai nell'era di Google e della BCE? L'articolo del DG Federcasse, Sergio Gatti pubblicato sul mensile Credito Cooperativo


LE FEDERAZIONI LOCALI TRA BCC NELL’ ERA DI GOOGLE E DELLA BCE

Riportiamo, di seguito, l’articolo del Direttore di Federcasse, Sergio Gatti, pubblicato nella rubrica Bisbetica della rivista Credito Cooperativo di Settembre 2016.

Sergio Gatti
sgatti@federcasse.bcc.it

Perché le Federazioni Locali sono più importanti che mai nell'era di Google e della BCE? Perché possono giocare un ruolo decisivo nell’”ibridazione” del Credito Cooperativo italiano?
Le BCC sono nel mezzo di una metamorfosi sistemica e non semplicemente in una stagione di adattamento al “nuovo”: regole bancarie e istituzioni europee che fino a tre anni fa non esistevano, rivoluzione della fintech (tecnologia finanziaria), mutazione del mercato si intrecciano e determinano un cambiamento profondo dell’orizzonte della banca mutualistica.
In Europa e in Italia. Cosa fanno le Federazioni Locali in questo orizzonte? Cosa le BCC possono portare nel “mondo nuovo” delle loro principali partner attuali nel territorio? Cosa in esse si può costruire di nuovo? Ammettiamo subito che è difficile fare “un’operazione chirurgica” capace di isolare la funzione delle Federazioni Locali nella vita quotidiana della BCC. Una domanda da porsi è quale valore aggiunto produrranno per la singola BCC un “soggetto-strumento” obbligatorio, quale il Gruppo bancario cooperativo e un “soggetto-strumento” volontario, quale le Federazioni Locali.

Partiamo da un dato di fatto istituzionale. Il 23 marzo 2016, la Camera ha approvato un ordine del giorno (… ) che “impegna il Governo a prevedere che l'associazione nazionale del credito cooperativo e le strutture federative del territorio ad essa associate, oltre a continuare a svolgere la funzione di revisione cooperativa ai sensi dell'articolo 18 del decreto legislativo 2 agosto 2002, n. 220, continuino altresì ad assicurare il proprio ruolo di servizio e assistenza tecnica altamente specializzata oltreché di rappresentanza istituzionale alle banche di credito cooperativo loro aderenti, e che - in particolare - siano poste nelle condizioni di esercitare:
a) i compiti assegnati da disposizioni legislative e regolamentari, verificando, in particolare, il mantenimento delle finalità mutualistiche del credito cooperativo;
b) i poteri di rappresentanza territoriale anche nei confronti dei gruppi bancari cooperativi costituiti ai sensi del decreto legislativo l’1 settembre 1993, n. 385, nell'interesse delle banche di credito cooperativo aderenti;
per le strutture federative operanti nelle Regioni a statuto speciale e nelle Province autonome di cui all'articolo 116, primo e secondo comma della Costituzione, vengano fatte salve le funzioni previste dai rispettivi statuti speciali e dalle relative norme di attuazione.

Un rapido sguardo fattuale. Cosa hanno fatto e cosa stanno facendo le Federazioni Locali? Negli ultimi 50-60 anni, queste cooperative di secondo grado nate per volere delle stesse BCC, hanno fatto da collante (o da “cemento armato”, come dicono in qualche regione) del Credito Cooperativo.

Le FL hanno interpretato in modo professionale uno deiprincìpi-chiave della Costituzione italiana e dei Trattati europei, il principio di sussidiarietà. Che Federcasse fattivamente da anni difende insieme all’altro cardine che è il principio di proporzionalità.

Tra l’altro, le Federazioni hanno svolto servizi di assistenza e consulenza divenuti negli anni vitali, soprattutto per le BCC più piccole. Hanno contribuito a prevenire e/o gestire le crisi. Hanno svolto e svolgono una funzione aggregativa e unitiva (non certo divisiva). Costituiscono le articolazioni territoriali di Fondi di garanzia come il FGD e il FGO e sono soci fondatori dell’FGI: senza questi strumenti - soprattutto l’ultimo, frutto dell’autodeterminazione - negli ultimi 16-18 mesi non si sarebbe potuto portare a soluzione “ordinata” alcune crisi di dimensioni ragguardevoli in un contesto di regole nuove e di interpretazione unilaterale e non condivisa (neanche dalle Autorità italiane di governo e di supervisione) di regole vecchie da parte della Commissione UE. E poi hanno rappresentato il volto unitario delle BCC dei territori di fronte agli Enti locali, le Istituzioni, le Università, ecc.Naturalmente non mancano difetti, errori e aree di miglioramento neanche nel mondo federativo, come capita a tutti gli organismi che lavorano. Le 15 Federazioni Locali - protagoniste di un’autovalutazione ampia e approfondita quattro anni fa - si presentavano con una forte variabilità dei modelli di servizio, con cataloghi di servizi omogenei ma diversamente interpretati o erogati.
Il domani. Le FL hanno di fronte a sé sfide significative: dialogo e collaborazione con la/le Capogruppo; conferma e accrescimento delle eccellenze professionali; sviluppo delle economie di scala e di scopo; avvio e consolidamento di nuovi servizi e nuove competenze. E dei driver evolutivi chiari: sintonia operativa con i Gruppi bancari cooperativi; dialettica costruttiva con la/le Capogruppo; prossimità e presidio di alcune funzioni di rappresentanza istituzionale e di funzioni di garanzia; investimenti in innovazione di processo e produttività; condivisione delle migliori prassi.

In un Convegno dedicato proprio al futuro delle FL organizzato dalla Federazione Lombarda a Milano il 22 ottobre scorso, sono emerse domande e risposte.
Alcune delle domande. Avranno un senso le aggregazioni territoriali di natura volontaria - le attuali Federazioni - nel futuro assetto del Credito Cooperativo con le BCC integrate in un Gruppo bancario particolare? Se sì, che cosa vi potrà venire collocato o mantenuto?
In che modo ripartire le funzioni utili alle BCC tra le Federazioni e le articolazioni territoriali del Gruppo Bancario Cooperativo?
In quale modo e in quali tempi procedere alla ridefinizione territoriale delle Federazioni attraverso,
ovviamente, aggregazioni fra di loro?

Lo strumento del patto di sindacato può confermare la validità e la valorizzazione dell’apporto delle BCC attraverso il legame sul territorio regionale e, quindi, una più forte rappresentazione delle loro istanze nel Gruppo Bancario Cooperativo, la cui capogruppo avrà la forma giuridica di società per azioni? Quante e quali delle risposte che si daranno a queste domande resteranno valide in caso di costituzione di due gruppi bancari cooperativi nazionali?

Le risposte debbono venire nelle prossime settimane.
Prima di tutto dalle BCC, oltre che dal mondo federativo e dalle candidate Capogruppo. Le Federazioni, come soggetti titolari di un ruolo e portatrici di una funzione, debbono sopravvivere. Ma possono farlo solo trasformandosi. Rovesciare la propria prospettiva, considerarsi aziende con operatività modulare rispetto ai territori, ma con solide professionalità, depositi di conoscenza (anche storica) e di professionalità, capacità di accompagnare e di assistere le BCC in modo nuovo, come l’era di Google e della BCE richiede. Ma non solo. Ciò vale anche per la Federazione Nazionale (sulla quale occorrerà tornare).
Mentre l’appiattimento e l’omologazione procede silenziosa e sempre più insidiosa, la custodia efficace della banca mutualistica non può essere affidata solo ad una supervisione bancaria accentrata e congenitamente - oltre che istituzionalmente – attenta a profili quantitativi piuttosto che di senso e di servizio allo sviluppo delle comunità che hanno generato banche mutualistiche.
Né può essere affidato solo alla vigilanza cooperativa governativa. Il mix di stabilità, competitività, efficacia mutualistica e coerenza è un impegno arduo che va svolto dalle diverse dimensioni/componenti del Credito Cooperativo. Occorre una costante attività elaborativa, la codificazione delle competenze (spesso rare), la lettura critica dei fenomeni ai quali
rispondere (il lavoro per i giovani, l’impegno per i borghi appenninici, l’integrazione dei migranti, la diffusione della previdenza integrativa e delle energie rinnovabili/efficienza energetica, e altro ancora).

Il sapere accessibile e condiviso, favorito dalla Federazione Locale, ha uno scopo marcatamente politico. Rafforza la consapevolezza e promuove la partecipazione e la responsabilità attiva di amministratori e dirigenti a fronte di regole sempre più complesse e di crescenti asimmetrie informative.
Infine, uno sguardo oltre il cortile. In Francia si è sviluppato un dibattito in letteratura economica e organizzativa sui vantaggi e sui limiti dell’integrazione a gruppo delle banche cooperative di territorio. Tre le grandi esperienze d’oltralpe: Crédit Agricole, Banques Populaires, Crédit Mutuel.

Tre i temi essenziali:
1. come difendere la figura del socio-cliente e lo scambio mutualistico con la sua banca?
2. come interpretare in modo coerente e industrialmente sostenibile i legami con i territori?
3. considerare la imprescindibile natura territoriale della banca mutualistica e i presìdi di efficacia/ efficienza da introdurre nel Gruppo bancario cooperativo: la banca mutualistica è un attore economico territoriale che deve il suo sviluppo alla ricchezza di quel territorio, e viceversa.

Da quel dibattito, emergono alcune delle condizioni di una ibridazione riuscita ovvero dove il profilo cooperativo e mutualistico rimane marcato e perfino dominante. Alcune, a titolo di esempio: l’”ibridazione” deve essere un processo controllato. Oltre al controllo delle decisioni, occorre che vi sia soprattutto un controllo dei mutamenti culturali indotti dai cambiamenti dei meccanismi di governo; la ridefinizione della missione degli amministratori e dei dirigenti; strumenti di valutazione e “sanzione” (positiva o negativa) dell’operato nelle mani dei soci cooperatori (per chi amministra) e dei CdA (per chi dirige); previsione di meccanismi di pesi e contrappesi che garantiscono le finalità mutualistiche del gruppo cooperativo e nei confronti dei quali rispondono le tecno-strutture.

Temi delicati. Vale la pena discuterne.

Il ruolo possibile delle Federazioni, opportunamente riviste, anche per tale ragione è rilevante.
Oltre ad alcune delle funzioni attuali necessariamente rivisitate, il loro contributo potrà esprimersi nel contribuire a formare le persone alla sfida dell’ibridazione, a stimolare la Capogruppo nel suo difficilissimo ruolo di garante della stabilità e propulsore di coerente competitività, a costruire gli orientamenti strategici - anche sulla base di patti di sindacato – del Gruppo Bancario Cooperativo.


1) Ad esempio: Yann Regnard & André Rousseau, Formes d’hybridation
dans les banques coopératives de France, 2012 e Jean-Noel
Ory et. Al., « Comment résister à l’effet de normalisation ? le défi
des banques coopératives. Analyse du processus de convergence
de la banque coopérative française vers un modèle dominant
de gouvernance actionnariale », La Revue des Sciences de Gestion,
vol. 6, n° 258, 2012.