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09/11/2015
Unione Bancaria e riforma del Credito Cooperativo. DG Federcasse, Gatti pubblica articolo: “10 cose necessarie per cambiare. Senza snaturare”

Riportiamo, di seguito, l’articolo del Direttore di Federcasse, Sergio Gatti, pubblicato nella rubrica Bisbetica della rivista Credito Cooperativo di Ottobre 2015.

10 COSE NECESSARIE PER CAMBIARE. SENZA SNATURARE
di Sergio Gatti
sgatti@federcasse.bcc.it


I 5 presidenti delle principali Istituzioni europee lo hanno scritto con chiarezza lo scorso 22 giugno. Il disegno strategico dell’Unione Bancaria si basa su questa visione: “un sistema bancario unico è lo specchio della moneta unica. Poiché grandissima parte del denaro in Europa è rappresentato da depositi bancari, la moneta può essere realmente unica solo se la fiducia dei risparmiatori nella sicurezza dei depositi è la medesima, indipendentemente dallo Stato membro in cui quel deposito bancario si trova. Ciò richiede un’unica supervisione bancaria, un’unica risoluzione ed un’unica assicurazione sui depositi bancari”.

Per completare l'Unione Bancaria, ha detto il presidente Juncker il 21 ottobre, manca ancora un sistema comune di garanzia dei depositi. La Commissione presenterà entro il 2015 una proposta legislativa che prevede la costituzione entro il 2017 di un sistema comune di garanzia dei depositi (EDIS) basato sulla “riassicurazione”, mantenendo i Fondi di garanzia dei depositi nazionali (che quindi saranno prevedibilmente “armonizzati”). Questo è il disegno con il quale fare i conti. Siamo in presenza di una rottura (disruptive change), non di una semplice discontinuità. “In quattro anni è cambiato tutto”, ha detto il 31 ottobre Mario Draghi. Quell’insistenza sull’aggettivo “unico” è l’insidia maggiore: stesse norme per banche differenti non è accettabile. E allora? Il paradigma del fare e del vigilare la banca dal 2016 dovrà abbandonare i paradigmi del ‘900. Bisognerà fare banca mutualistica in una cornice totalmente nuova di norme (non sempre coordinate, come le direttive BRR e DGS, ad esempio), in un ecosistema totalmente nuovo di autorità: Autorità di supervisione, di risoluzione, di garanzia della concorrenza e di garanzia dei depositi, quest’ultima dal 2017. Non ha senso arroccarsi né sprofondare nel vittimismo né illudersi di riuscire a difendere lo status quo. Ha senso continuare a battersi a livello politico perché la politica impari a muoversi non solo quando è troppo tardi. Ha senso chiedere una “proporzionalità strutturata” invece che “caso per caso”. Ha senso intervenire sui singoli provvedimenti inserendo gli emendamenti opportuni (si è riusciti a farne passare cinque nella legge delega che recepisce BRR e DGS). Ha senso guidare la propria evoluzione, non farsi trovare impreparati, utilizzare tutti gli spazi di autonomia disponibili. L'Unione Bancaria chiede dimensioni (anche mediante reti e sistemi) e assetti organizzativi sempre più robusti: le BCC ne prendono atto? Prima dell'Unione Bancaria tutte le riforme che i singoli Stati hanno realizzato per accompagnare e stimolare lo sviluppo delle banche cooperative hanno puntato proprio sull'unità. Lo pretendono la razionalità economica e la visione strategica: le BCC lo hanno compreso? Aver perso il treno dell'IPS quando l'Unione Bancaria non c'era ancora, oggi costringe a pagare un prezzo salato. Sarà più alto se non si cura la coerenza e non si costruisce l’unità o almeno una solida unitarietà. Perdere il treno della riforma post-Unione Bancaria per realizzare una grande realtà imprenditoriale cooperativa capace di giocare un ruolo alternativo alle grandi banche controllate da capitali non italiani non è una scelta saggia.

I 10 punti della proposta di riforma del Credito Cooperativo cercano di tradurre in pratica questa consapevolezza. Ed hanno trovato in nove casi su dieci una sostanziale condivisione.
Facciamo un semplice esercizio: mettendo a confronto gli estratti dei più recenti interventi ufficiali della Banca d’Italia del Responsabile della Vigilanza Carmelo Barbagallo e del Governatore Ignazio Visco con i punti forti della nostra proposta.

  • Punti 1 (il socio della BCC al centro) e 7. (La dimensione territoriale).
    “Il progetto dovrebbe rispondere all’esigenza di salvaguardare la mutualità delle BCC e il loro collegamento con i territori di riferimento” (Barbagallo, Senato 15 ottobre).
    “… Si tratta di creare le condizioni perché (le BCC) possano continuare a svolgere la propria specifica funzione mantenendo i caratteri di mutualità e territorialità” (Visco, Assemblea Abi 8 luglio).
    “Affinché le BCC possano continuare a sostenere i territori e le comunità locali preservando lo spirito mutualistico che le contraddistingue” (Visco, Assemblea Banca d’Italia, 26 maggio). 
  •  Punto 2. (La BCC integrata in un Gruppo).
    “Il settore trarrà forza dall’assunzione di forme organizzative idonee a sostenere la sfida del mercato e le prove della vigilanza europea, comprese sfidanti prove di stress. Occorre, a tal fine, rimuovere gli ostacoli alla rapida ricapitalizzazione, creare le condizioni per una maggiore efficienza, migliorare i meccanismi di governo societario”.
    “L’aggregazione in gruppi potrà avere effetti positivi per tutte le BCC, anche per quelle più efficienti e meglio gestite. L’appartenenza a gruppi permetterà a tali intermediari di usufruire di economia di scala e di potenziare l’offerta di prodotti e servizi, a beneficio di tutta la clientela” (Barbagallo, Senato 15 ottobre).
    “L’ipotesi di un gruppo unico, se condivisa all’interno della categoria, presenta sicuramente aspetti positivi (…) (Visco, Giornata del Risparmio 28.10.2015) 
  •  Punto 3. (La previsione di garanzie in solido tra le BCC e la Capogruppo).
    “L’esistenza di valide garanzie incrociate nella forma di un IPS riconosciuto a fini di vigilanza costituisce condizione per il pieno computo del capitale di qualità primaria delle banche aderenti nei fondi propri consolidati del gruppo”.
    “L’accordo tra le banche coinvolte dovrebbe prevedere un sistema di garanzie incrociate che permetta di mobilitare, all’occorrenza, le risorse patrimoniali e liquide interne al gruppo, consentendo di rispettare la disciplina prudenziale prevista per le banche” (Barbagallo, Senato 15 ottobre).
  •  Punto 4. (Il contratto di coesione e l’autonomia modulata delle BCC).
    ”I margini di autonomia delle BCC piuÌ virtuose sa- rebbero più ampi. I poteri di direzione e coordinamento della capogruppo sarebbero coerentemente proporzionati alla complessiva situazione aziendale e gestionale delle singole banche” (Barbagallo, Senato 15 ottobre).
  • Punti 5 (l’assetto e la governance della Capogruppo) e 8. (I requisiti qualitativi e dimensionali del Gruppo).
    “Per conferire piena efficacia al gruppo, la capogruppo dovrebbe presentare le seguenti caratteristiche: natura di s.p.a. bancaria, in modo da poter accedere direttamente al mercato dei capitali; incisività dei poteri di direzione e coordinamento, in modo da assicurare unitaÌ di indirizzo delle linee strategiche, corretti incentivi di governance, pieno sfruttamento delle sinergie di costo e di ricavo; adeguata capacitaÌ di vaglio sulle componenti del gruppo, con la possibilità di attivare interventi preventivi atti a correggere rapidamente - specie nei casi di maggiore anomalia - i punti di debolezza” (Barbagallo, Senato 15 ottobre). 
  •  Punto 6. (L’apertura a capitali esterni e l’indipendenza del Credito Cooperativo).
    “È opportuno a tal fine che le BCC detengano una par tecipazione maggioritaria nella capogruppo, salvo deroghe necessarie per motivi di stabilitaÌ”.
    “Per conferire piena efficacia al Gruppo, la capogruppo dovrebbe (…) avere natura di spa bancaria, in modo da accedere direttamente al mercato dei capitali” (Barbagallo, Senato 15 ottobre).
  • Punto 9. (L’unità del sistema e le specificità delle Casse Raiffeisen).
    “Per tenere conto di specificità, quale ad es. quella storico-linguistica alto-atesina, potrebbero crearsi sotto- gruppi territoriali all’interno di più ampi gruppi nazionali, oppure gruppi bancari operanti esclusivamente in una regione a statuto speciale. Andrebbe in ogni caso confermato che le BCC operano prevalentemente con i soci e nell’ambito territoriale di competenza, secondo quanto previsto dagli statuti e dalle disposizioni di vigilanza, e che il rispetto di tali regole costituisce condizione per la qualifica della BCC come cooperativa a mutualitaÌ prevalente anche ai fini della disciplina fiscale agevolativa” (Barbagallo, Senato 15 ottobre). Sulla questione del capitale minimo della capogruppo, le visioni tra Federcasse e Banca d’Italia sono in parte divergenti. 
  •  Punto 10. (Le funzioni di garanzia…).
    “L’obiettivo della riforma deve essere quello di mantenere le peculiaritaÌ storiche di questa categoria affinché, anche in una prospettiva resa più complessa dalla nascita dei Meccanismi europei di Vigilanza e di Risoluzione, non sia messa in pericolo la funzione finora svolta di sano sostegno delle economie locali. È pertanto necessario coniugare il mantenimento delle specificità strutturali, operative e territoriali con forme di aggregazione che rispondano a obiettivi di accesso al mercato dei capitali, di efficienza e contenimento dei costi, di qualità della gestione”. (Barbagallo, Senato 15 ottobre).